Elena Garro nacque in Messico nel 1916 e la sua fu una voce fin da subito isolata. Caparbiamente indipendente. Senza inutili peli sulla lingua.
Una scrittrice che non solo si rifiutò di essere brutalmente riassunta da semplici, sterili etichette ma che mai accettò di vendersi (come tanti altri illustri colleghi prima e dopo di lei) a questa o a quella parte politica.
Elena Garro, una vita controcorrente
Elena Garro imparò ancora giovanissima a navigare a vista, eternamente disancorata dalla riva, sola, condannata in un modo o nell’altro ad andare sempre contro corrente. Una personalità incapace di scendere a volgari compromessi. Una indipendenza di pensiero che fu immediatamente invisa alla cricca che ruotava attorno al marito, il poeta Octavio Paz. Un matrimonio iniziato nel 1937 e conclusosi ufficialmente nel 1959 in un clima ostile che convinse la scrittrice a lasciare il suo Paese, a viaggiare insieme alla giovane figlia e a parare – quando era possibile – i colpi di una intellighenzia apertamente nemica. Malignamente avversa.
Al suo indomito talento – dove anche la fede religiosa ebbe un ruolo dominante – molti critici riconducono la nascita di quel realismo magico a cui tanti autori sudamericani, Márquez incluso, devono il loro grande successo.
L’esistenza di Elena Garro (1916-1998) ci appare oogi più che mai come un alto e doloroso monumento alla libertà di pensiero. Un triplice salto mortale destinato a lasciarla però esausta, senza aiuti e conforto.
Morì infatti poverissima nel proprio vecchio appartamento di Cuernavaca, circondata dai suoi amatissimi gatti, senza mai aver rinunciato a quel suo antico, inalienabile anelito in cui sogno e libertà, realtà e visione trovano la loro ineffabile dimensione di vita. L’altrove – per noi tutti – miracoloso.
In italiano sono disponibili le seguenti opere:
- Memorie di Spagna 1937, traduzione di Paolo Ferrari e Rocío Luque, Jouvence, Sesto San Giovanni 2021
- I ricordi dell’avvenire, prefazione di Guadalupe Nettel, traduzione di Francesca Lazzarato, Sur, Roma 2024
Foto | CITRU Documentación, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
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