Terra. Da decine di milioni di anni.
Tra le persone che oggi camminano sul pianeta, nessuna sarebbe qui se i nostri antenati (anche primati non umani, anche umani non sapienti) non fossero sopravvissuti riuscendo a riprodursi. Tutti gli “antenati” concepirono figli e riuscirono ad allevarli, oppure aiutarono altri a crescere loro. Non esistono eccezioni a questa regola perché chi non è riuscito a farlo non è potuto diventare l’antenato di nessuno.
Diversi
Sappiamo bene che le differenze comportamentali tra i sessi della stessa specie, negli esseri umani e negli altri animali, sollevano dubbi che sono al centro di quasi tutti gli accesi dibattiti riguardanti le questioni di genere (inteso come maschi e femmine, non come Homo) nella nostra specie (sapiens).
Per esempio, i comportamenti aggressivi nei maschi e nelle femmine vengono talora considerati in modo diverso: ammiriamo le madri che prendono le difese della propria prole, non vediamo di buon occhio lo spirito combattivo dell’individuo maschio. Il fatto è, ed è sempre stato, che entrambi i sessi hanno evoluto comportamenti utili a garantirsi un’eredità genetica.
Nella maggior parte dei mammiferi i maschi lottano per il loro status o per il territorio, mentre le femmine difendono con vigore la prole. Siamo tutti eguali primati, ma non ci somigliamo tutti, come tipologie e specie e individui. Mentre non mancano differenze comportamentali tra primati maschi e femmine, le capacità mentali sono evolute insieme e non ci sono differenze cognitive ascrivibili al genere (come purtroppo si è creduto e scritto).
Sono frequenti immagini stereotipate dei nostri amici primati: per esempio è errato il concetto per cui il capo debba obbligatoriamente essere maschio. Approfondiamo senza preconcetti.
Le questioni di genere viste con gli occhi di un primatologo
Il grande etologo e primatologo di origini olandesi Fransiscus Bernardus Maria Frans de Waal (‘s-Hertogenbosch, 1948) insegna oggi Psicologia all’università statunitense di Atlanta, continuando a dedicare la propria ricerca allo studio dei primati, il nostro stesso ordine di mammiferi placentati, soprattutto l’etologia sociale degli scimpanzé (aggressivi e guidati dai maschi) e dei bonobo (pacifici e dominati dalle femmine).
Qui mostra con competenza e chiarezza che la biologia non avalla automaticamente i tradizionali ruoli di genere presenti nelle società umane. Gli altri primati ci fanno da specchio permettendoci di osservare i generi maschili e femminili sotto una luce diversa.
Non sono modelli da emulare, non ci sono regole assolute ed eccezioni relative. Per esempio, le due specie di grandi antropomorfe citate sono caratterizzate da rapporti tra i sessi (comportamenti e sentimenti) radicalmente diversi (da cui il titolo). Sono egualmente interessanti per uno scienziato o per un cittadino consapevole e rivelano (entrambe!) aspetti differenti di noi stessi: abbiamo un poco di ogni antropomorfa dentro di noi, a cui si sono aggiunti molti milioni di anni di evoluzione perché emergessero le nostre caratteristiche esclusive.
Stile e struttura del saggio Diversi
Un’indagine sulle differenze sessuali tra gli esseri umani e tra i primati non convalida ideologie o sopraffazioni, tantomeno il sistema vigente, certo troppo spesso caratterizzato da violenze e maschilismi.
Tredici gli interessantissimi capitoli con le comparazioni animali: i giochi di bambine e bambini; l’autosocializzazione di genere; crescere senza sorelle; il patriarcato tra i primati senza esagerazioni; la sorellanza bonobo; i genitali e la bellezza; i segnali sessuali; il mito della femmina riservata; stupro e omicidio; differenze tra dominanza e potere; la rivalità e la cooperazione; amorevoli cure di madri e padri; sesso con lo stesso sesso (gli animali arcobaleno); il presunto dualismo (mente, cervello e corpo sono una cosa sola).
Ricchissima bibliografia e utile indice analitico.
Il libro
Frans de Waal
Diversi. Le questioni di genere viste con gli occhi di un primatologo
traduzione di Allegra Panini
con fotografie e disegni dell’autore
Raffaello Cortina, 2022