Atene. Inizio autunno 2014. Con passo pesante e svogliato entra in taverna (il suo quartier generale) e si piazza su tre sedie (una per sedere, le altre per appoggiare una gamba e un gomito) il virile Stavros Orso Nikopolidis. Alto un metro e ottantasette e imponente, robusto e ancora non arrotondato (nonostante il poco sport), braccia forti e muscolose, nonno arrivato da Smirne nel 1923 (esodo forzato dall’Anatolia) ed eroe della resistenza, genitori intellettuali di sinistra, padre professore imprigionato e torturato, vittima della dittatura dei colonnelli.
Omicidi che ritornano
Deve pensare. Quella mattina lo hanno chiamato per l’omicidio di un archeologo in mezzo agli scavi vicino alla stazione della metropolitana di Monastiraki. E il passato gli ha invaso la mente.
Dieci anni prima era avvenuto l’analogo omicidio di un altro archeologo con gli arti spezzati, insieme alla scomparsa sia di un frammento di un fregio del Partenone appena riportato alla luce che, soprattutto, della sua amata moglie Elena (poi riconosciuta in un cadavere carbonizzato), elegante bella colta responsabile degli scavi.
Ancora una volta sulla scena del delitto viene trovata una moneta con incisa sul rovescio la civetta, l’uccello di Atena. Le sue ricerche non avevano portato a nulla, pur essendo considerato il miglior poliziotto della città.
Bloccato da ogni parte, a corto di mezzi, morale e cuore a mezz’asta, rabbia e alcol a portata di mano, era crollato. Ora deve provare a scuotersi.
Crede di sapere chi è l’assassino. Quel Rudolf implicato in vari giri criminali, traffici internazionali di opere d’arte, prostituzione, armi. Tornato per vendicarsi su lui, sul suo adorato figlio Yannis, su protetti e amici.
Sophia Mavroudis e il suo personaggio Stavros
L’insegnante, ricercatrice e consulente in relazioni internazionali (e conflitti europei) Sophia Mavroudis (Casablanca, 1965), padre greco e madre francese, ha scelto di raccontare la Grecia dell’ultimo ventennio, in particolare dopo la terribile crisi economica del 2008 (gestita pessimamente dall’Unione Europea), attraverso una serie noir (pensata in greco, scritta in francese), di cui questa è la prima avventura, incentrata sul suo protagonista (da cui il titolo), narrata in terza quasi esclusiva al presente, in corsivo i dialoghi ricordati con i progenitori.
Chi è Stavros
Di Stavros saprete tutto, vicende carattere pensieri opere affetti, un bel tipo disordinato e febbrile come l’impianto del romanzo, interessante e avvincente.
Lo apprezzeremo sul lavoro, con il suo capo Anastasios Machiavelli Livanos, erede dell’alta borghesia ateniese e dello “spirito” greco, odioso e leale; con i fedeli bizzosi collaboratori, Dora mancina esperta di arti marziali, Eugénios giovane mago delle tecnologie informatiche; con gli altri poliziotti che spesso non lo sopportano ma lo stimano, forse pure quelli di destra (lui era iscritto al Partito Comunista e odia Alba Dorata).
Lo valuteremo a casa come genitore affettuoso, ottimo cuoco e divulgatore. Lo seguiremo nel gioco antico del tavli (raccontato più volte e nei particolari, chi legge non potrà che imparare a capirci qualcosa), nei meandri degli ipersensibili labirintici percorsi mentali, nelle scelte dei piatti e dei vini (perlopiù bianchi in botti, ma per rilassarsi niente di meglio che il secco fruttato rosso Château Nico Lizaridi, addirittura con qualche cubetto di ghiaccio).
Poi Ouzo sempre e comunque, un po’ come le poesie di Costantino Kavafis, l’autore preferito da Stavros che, per scendere proprio in fondo all’anima, opta infine per il bouzouki, il blues greco.
Il libro
Sophia Mavroudis
Stavros
traduzione (dal francese) di Giovanni Zucca
Edizioni e/o, 2022
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