Ogni frase compiuta ha una verità in attesa alla sua fine e lo scrittore impara a riconoscerla quando finalmente ci arriva.
Mao II: una trama semplice… all’apparenza
Tentare di recensire uno dei libri più impegnativi di Don DeLillo è impresa da far tremare le vene ai polsi. Specie poi se, come me, considerate l’autore statunitense il più importante scrittore contemporaneo.
Il romanzo Mao II, nello specifico, presenta al lettore una trama all’apparenza semplice. Si apre con la descrizione minuziosa, fotografica ma mai noiosa, com’è nello stile di DeLillo, di uno sposalizio di massa nello Yankee Stadium, per condurre poi il lettore al vero protagonista della storia, lo scrittore Bill Gray.
Quest’ultimo, dopo aver pubblicato due libri di successo, si è autorecluso da decenni in una località segreta, assistito da una coppia di giovani.
E se qualcuno nota delle similitudini con lo stesso DeLillo, forse non ha tutti i torti. Per non parlare dell’aspetto ironico dell’operazione: uno scrittore poco amante della mondanità (DeLillo, appunto), che descrive la vita di uno scrittore misantropo alle prese con la scrittura di un nuovo, attesissimo, libro che tuttavia non si decide a dare alle stampe. La ragione è seria però, di carattere direi esistenziale:
Il libro è terminato da due anni. Ma continuo a riscrivere delle pagine e poi le rivedo minuziosamente. Ormai scrivo per sopravvivere, per convincere il mio cuore a continuare a battere.
L’allucinata routine di Bill Gray viene però a essere alterata, anzi di fatto interrotta dall’entrata in scena di una fotografa, Brita Olsen, che sta realizzando un ambizioso progetto: una sorta di catalogo di foto di scrittori ripresi in ogni parte del mondo.
Ed è qui che DeLillo formula la sua critica, lucidissima, sul culto dell’immagine nella società moderna, alla quale invece il suo protagonista si sottrae ostinatamente da molti anni:
Nel nostro mondo […] dormiamo con l’immagine, la mangiamo, le rivolgiamo le nostre preghiere e la indossiamo anche. Lo scrittore che si rifiuta di mostrare la faccia invade un territorio sacro. Usa gli stessi espedienti di Dio.
Questa visita scatenerà nello scrittore la decisione inaspettata e pericolosa di abbandonare la sua “prigionia” per raggiungere un amico editore a New York. In seguito a tale incontro deciderà di spendersi in prima persona per la sorte di un oscuro poeta che è stato rapito a Beirut.
Il tema del terrorismo — anche questo descritto con una competenza che sconvolge — irromperà con forza nella vita del protagonista, con conseguenze che ovviamente non rivelerò, per non rivelare troppo della trama al lettore.
Uno svolgimento volutamente non lineare
La trama si dipana in maniera non lineare, con cambi repentini di ambientazione e atmosfere. Il che non stupirà più di tanto i conoscitori dello stile di DeLillo: la trama per lo scrittore conta fino a un certo punto, come ha ampiamente dimostrato nei suoi ultimi lavori, spesso dominati da un senso di voluta incompiutezza.
Il che lo espone costantemente agli strali dei più velenosi detrattori, che giungono ad accusarlo di scrivere opere noiose e autoreferenziali. Esercizi di stile, scritti in una forma di grande bellezza ed eleganza: frasi perfette, levigate fino a rifulgere di vita propria. Come accade anche in Mao II, che proprio grazie all’altissima qualità letteraria si fa leggere e ammirare anche nelle parti più ostiche.
Possibili chiavi di lettura di Mao II
Anche in Mao II, romanzo suggestivo e coinvolgente, ma oggettivamente non facile da interpretare, DeLillo tratteggia scenari tanto vasti quanto ambiziosi: come lo smaliziato regista di un film kolossal, alterna scene di massa, come la cerimonia iniziale dei matrimoni “collettivi” o la rievocazione del funerale di Khomeini, a sequenze intimiste, quando descrive ad esempio la vita da recluso del protagonista sociopatico.
Eppure, è proprio nell’improvviso coinvolgimento di quest’ultimo in una vicenda certamente più grande di lui che DeLillo sembra voler puntare il dito.
Come a dire che il ruolo del singolo può riguardare non solo la propria sfera personale, ma trascendere in una dimensione planetaria. Con che esiti, spetterà a storici, sociologi e ai lettori più attenti giudicare.
Certo, se considerate che il libro è stato pubblicato prima dei tragici fatti dell’11 settembre e del recente dilagare del terrorismo sulla scena internazionale, la tentazione di attribuire capacità profetiche all’autore di Mao II viene…
Il libro
Don DeLillo
Mao II
traduzione di Delfina Vezzoli
Einaudi, 2009
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