Alcuni di voi, scorrendo il titolo di quest’articolo (Come leggere un libro che non piace), si staranno chiedendo: e perché mai dovrei leggere un libro che non mi piace? Altri, invece, si sentiranno incuriositi da questa implicita promessa, perché appartengono a quella schiera di lettori che proprio non riescono a interrompere un libro a metà. Anch’io appartengo, mio malgrado, a questa seconda categoria, perciò sto scrivendo questo pezzo, oggi, sperando di fare anche un po’ di autoterapia.
I dati che aumentano i sensi di colpa
Un adulto su quattro non ha neppure tenuto un libro in mano nell’ultimo anno. Le persone che leggono sono, in media, tre volte in meno di quelle del 1978. Per essere definiti “lettori forti” in questa società basta leggere otto libri l’anno, meno di uno al mese.
Sono dati come questi che sconvolgono i lettori che ancora resistono. Dati che fanno aumentare i sensi di colpa verso quel libro di cui tutti parlano, anche se al primo sfoglio ci è sembrato davvero noioso per non dire peggio.
Dall’altra parte del muro, invece, non è molto chiaro come funzioni il meccanismo di innesco dei sensi di colpa nei non lettori, dal momento che la loro famiglia aumenta sempre più. Retaggio degli obblighi di lettura scolastici o genitoriali? Mancanza di tempo reale o presunta? Scarsa disponibilità economica? A ben guardare queste argomentazioni sembrano assumere più la forma di alibi che di sensi di colpa.
Come leggere un libro che non piace: trucchi e trucchetti
E veniamo a coloro che, come me, non sono in pace con se stessi finché non sono arrivati all’ultima pagina del volume di turno.
Per agevolare la lettura e renderla piacevole, si dovrà agire a monte, cioè sul momento della scelta, che si affinerà mano a mano che si aumenteranno le letture. Scegliere testi coinvolgenti o confacenti ai nostri generi prediletti costituirà l’arma vincente, ma anche evitare auto-imposizioni e prendersi tutto il tempo che occorre, senza mantenere per forza un ritmo prestabilito.
Gli esperti raccomandano anche di entrare in libreria per diversificare e ampliare la rosa dei candidati, senza limitarsi al commercio on line, di aiutarsi con supporti multimediali come libri elettronici o audiolibri e addirittura di affiancare la lettura del libro “ostico” a un’altra sulla quale si va sul sicuro per velocizzare il processo.
Oltre al come anche il perché
In effetti, oltre a placare le proprie nevrosi, ci sono altre ragioni per cui sarebbe opportuno riuscire ad arrivare in fondo anche a una lettura che non piace.
Banalmente la prima motivazione è che leggere è pur sempre leggere e in quanto tale fa bene. Poi ci sono autori che comunque hanno molto da insegnare dal punto di vista dell’uso della lingua anche se l’intreccio e la trama che costruiscono non è nelle nostre corde; al contrario esistono anche autori le cui storie amiamo alla follia, che però non ci donano le stesse vibrazioni se ci spostiamo sul piano sintattico e grammaticale. Qualsiasi autore, questo non dimentichiamolo mai, ha comunque voluto comunicarci qualcosa e imparare a cogliere e accettare questo regalo è comunque imparare a leggere e a stare al mondo. Ognuno, dunque, trovi pure il suo punto di equilibrio.
Il decalogo dei diritti del lettore
A riprova che tutto quello che si dice su certe tematiche può facilmente essere smentito e a vantaggio di coloro i quali non si fanno problemi a mollare un libro sgradito, si scomoda perfino Pennac che in tempi non sospetti ha redatto un decalogo dei diritti del lettore e per la proprietà transitiva, quindi, anche del non lettore. Da tener presente quando ci si domanda come leggere un libro che non piace.
Vediamolo insieme. Il lettore ha naturalmente diritto anche a non leggere, a prendersi periodo di pausa per così dire; altrimenti può comunque saltare le pagine, lasciare un libro quando più gli aggrada – perfino all’ultima pagina – leggere qualsiasi cosa e in qualsiasi posto, emozionarsi, “spizzicare” esattamente come si farebbe a un buffet, infine a leggere ad alta voce – magari in solitudine – o a mente, a seconda delle sue preferenze. E se lo dice Pennac possiamo crederci.
Foto | olly18 via Depositphotos
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