Dorothy Parker

Dorothy Parker, la regina del sarcasmo e dell’ironia nella letteratura americana

Caustica, fulminea, irresistibilmente implacabile. Una corona di aggettivi dal sapore invariabilmente appuntito che da sempre accompagnano la leggenda di Dorothy Parker (1893-1967), di quel suo talento multiforme che, senza mai stanchezze, slanciandosi in avanti, con la precisione di un bisturi acuminato che in nessun modo può sbagliare, ha spaziato dalla poesia al racconto, passando per il grande giornalismo.

Dorothy Parker e i ruggenti anni Venti

Una carriera iniziata in una New York viva, brulicante di talenti, di mille possibilità, dove la verve della Parker tenne subito banco, dando vita alla celebre tavola rotonda dell’Algonquin, un hotel di Manhattan, dove un gruppo ristretto di intellettuali e artisti (citiamo qui al volo il critico teatrale Alexander Woollcott e il compositore Deems Taylor) si ritrovava volentieri per discutere e pranzare. Dopotutto – impossibile dimenticarlo – quelli erano i ruggentissimi anni Venti. Una stagione favolosa, segnata dall’edonismo più travolgente (quello alla Scott Fitzgerald per intenderci), la magica tromba di Louis Armstrong, le vorticose follie delle flapper (o maschiette che dir si voglia) che mani sui fianchi, lunghe perle al collo, sembravano muoversi di notte come di giorno al ritmo indiavolato del charleston. Un’atmosfera affocata di cui Dorothy Parker fu una grande e irresistibile protagonista.

Ma un talento come il suo non poteva essere consegnato a un solo straordinario decennio. La sua fama, infatti, crebbe nel tempo, diventando una delle colonne portanti del New Yorker, scrivendo, in coppia col secondo marito Alan Campbell, la sceneggiatura di È nata una stella (per cui vinsero addirittura un Oscar nel 1937) e impegnandosi zelantemente contro il Nazismo e a favore della Sinistra (tanto da finire negli anni Cinquanta nella famigerata black list della FBI).

Il suo sarcasmo

Una penna, la sua, dal sarcasmo acuminato, l’ironia pungentissima, l’intelligenza tutta guizzi e slanci che ne ha decretato l’ingresso – a pieno titolo – nella leggenda.

“Razors pain you; Rivers are damp;
Acids stain you; And drugs cause cramp.
Guns aren’t lawful; Nooses give;
Gas smells awful; You might as well live”.

“I rasoi fanno male; i fiumi sono freddi;
l’acido macchia; i farmaci danno i crampi.
Le pistole sono illegali; i cappi cedono;
il gas fa schifo. Tanto vale vivere…”

Foto | Billy Rose Theatre Division, The New York Public Library. «Dorothy Parker in backyard of residence at 412 West 47th Street, New York City». The New York Public Library Digital Collections. 1924.

Giorgio Podestà

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