Ivan Turgenev

Un profilo di Ivan Turgenev

Ivan Turgenev (1818-1883) è stato una vera e propria colonna della letteratura russa.

Oggi il suo nome affianca più che legittimamente quello di due altri celebri e celebrati scrittori: Lev Tolstoj e Fëdor Dostoevskij. Una triade che domina più o meno incontrastata la felice stagione del romanzo russo.

Del resto libri come Un nido di nobili, Alla vigilia e Padri e figli sono la prova provata di un grande talento. Un talento, non vi è dubbio, in aperta polemica con la società russa del suo tempo.

Chi è stato Ivan Turgenev

Figlio di una ricca e antica famiglia (il padre, morto ancora giovane, era stato un alto ufficiale dell’esercito zarista, mentre la madre possedeva vaste proprietà e moltitudini di schiavi della gleba), Ivan Turgenev aveva lungamente studiato a Berlino, entrando così in contatto col mondo occidentale. Un confronto che lo segnò profondamente, che lo convinse di quanto la Russia fosse ancora lontana e retriva.

Rientrato in patria, lo scrittore diede subito voce alle sue idee filo-occidentali, affrontando temi sociali cari anche agli due grandi autori russi del periodo come la necessità di abolire la schiavitù. Di far progredire in qualche modo il Paese.

Tuttavia Padri e figli, per molti il suo indiscusso capolavoro, non fu ben accolto dalla critica. Perfino i giovani radicali lo attaccarono con durezza. Un atteggiamento che ferirono in profondità l’autore che da allora in avanti preferì vivere lontano dalla Russia. La morte lo colse infatti a Bougival vicino a Parigi, il 3 settembre del 1883.

Nel 1879 la prestigiosa università di Oxford – nemo propheta in patria – gli aveva conferito per la sua lungimirante visione, la sua tersa levatura, la laurea ad honorem.

Un testo di Turgenev

Qui di seguito l’explicit di Padri e figli (nella traduzione di Rinaldo Küfferle per Mondadori), considerato da più parti il suo capolavoro:

Possibile che le loro preci, le loro lacrime siano infruttuose? Possibile che l’amore, il santo, devoto amore non sia onnipotente? Oh, no! Qualunque appassionato, peccaminoso cuore ribelle sia disceso nella tomba, i fiori che vi crescono ci guardano impassibili coi loro occhi innocenti: non di questa sola eterna pace ci parlano essi, di questa grande calma dell’«indifferente» natura; essi parlano anche dell’eterna riconciliazione e della vita infinita…

Foto | Il’ja Efimovič Repin [Public domain], attraverso Wikimedia Commons

Giorgio Podestà

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